Francesco Rampazzo
Francesco   Rampazzo

Carte di credito

12/09/2014

Le carte di credito sono un'invenzione geniale: non devi prelevare, non devi tenere monetine e spesso basta una firma. Quando poi la usi di frequente tu non riesci mai a capire quanti soldi stai spendendo, invece tuo padre monitora tutto dal sito internet. Non devo fortunatamente raccontavi che sono sul lastrico, bensì delle mie peripezie con questo funzionale arnese.

Devo confessare che ho dei precedenti. Atterrato a Guangzhou la mia carta si è smagnetizzata ed il mio primo giorno in Cina è ancora impresso nella mia memoria: no acqua potabile, io che cerco di corrompere con euro e dollari americani cinesi che non capiscono una cippa, no internet perché avevo, ovviamente, collegato il cavo alla presa sbagliata. Poi fortunatamente è tornato Andrea, la mia badante, però per un mese non ho avuto una carta mia ed occidentale. Sempre in Cina me ne era successa un'altra con una carta, ma a voi basta sapere che io non ero il colpevole.

A Stoccolma invece con la mia super Visa pago soprattutto quando faccio la spesa all'Ica e al Lidl, ma si da il caso che non basti firmare, è necessario ogni volta dare il proprio passaporto e il cassiere di turno batte qualcosa sulla cassa. Non ho ancora capito se sia la mia data di nascita o che altro, ma so che ogni volta sbagliano. Ciò significa che devo procedere nuovamente al pagamento e sperare che questa volta non sbaglino, mentre la fila si prolunga dietro di me. Gli svedesi che borbottano gli ignoro. Mica è colpa mia. Sono però arrivato a pagare in contanti perché un ragazzo mi stava per far fare il quarto tentativo. Il motto però non è "Ritenta sarai più fortunato", ennò, mica vinco qualcosa.

Altre due sono le scene memorabili. La prima è avvenuta proprio la prima volta che mi è capitato questo contrattempo perché io non ero proprio intenzionato a ripagare e la cassiera ha chiamato la direttrice a spiegarmi che "the money are up in the sky near Jesus". Ah ahn. Odino salvami tu. La seconda è di pochi giorni fa. Stavo tornando tremante con la febbre da lezione (non mi faccio mancare nulla) e volevo solo comprare delle minestre, della Coca-cola (ritengo faccia bene da malati) e un po' di frutta, ma la cassiera ci ha messo del suo e la coda ha cominciato ad infittirsi. Direte ma sarà questione di due secondi, purtroppo no perché quei terminali hanno i loro tempi. Il primo dietro di me era un cinese, che mi ha guardato sbuffando e bofonchiando "laowai" (straniero in cinese). Neanche lui mi pareva proprio di casa. E col poco cinese che ricordo gli ho risposto "Shì! Wo shi laowai". Tiè.

L'altra ha beccato la combinazione vincente e via a casa.

Ho cominciato a fare amicizia insomma.