Francesco Rampazzo
Francesco   Rampazzo

Il messaggio che non ti aspetti

12/12/2014

Ieri sera, dopo aver spignattato tutto il pomeriggio per la cena di questo venerdì [ho ospiti svedesi e ci tengo a tenere alto il valore della cucina Italiana,... cucino in anticipo per evitare problemi tecnici e perché sono convinto che il cibo sia più buono lasciandolo un po' là], sono andato in palestra e ho ricevuto il follow back su Twitter da uno dei relatori del Nobel Week Dialogue, a cui avevo partecipato Martedì. Fin qui nulla di strano. Se non che il tale Joseph Coughlin, direttore del  Massachusetts Institute of Technology AgeLab, mi scrive. Non mi ha offerto un posto strapagato in U.S. [folle], ma mi ha ringraziato per aver cominciato a seguirlo e ha affermato che Stoccolma gli è piaciuta. A te. Perché ci sei stato tre giorni, volevo dirgli io. [In realtà, è bella, ma io sto sempre, o dovrei stare sempre, a studiare]  

Foto da Twitter

Non vorrei addentrarmi in polemiche contro l'Università Italiana. Peraltro penso che noi studenti italiani siamo ben preparati ed infatti io qui posso fare corsi più avanzati di statistica perché ho un buon background dagli studi triennali a Padova.

Vorrei però  evidenziare l'atteggiamento che c'è verso gli studenti fuori dell'Italia. Gli studenti sono valorizzati, ritenuti "essere pensanti" e addirittura coinvolti. Al professor Coughlin non avevo scritto io, ma ha letto la mio Bio su Twitter e ha visto che studio Demografia a Stoccolma. Un amico mi ha spiegato questa diversità di atteggiamento da parte dei professori con tre motivi: primo, potrebbero avere di fronte un futuro studente, secondo, un futuro collaboratore o terzo, un futuro collega. Neanche l'Università all'estero è perfetta, basti pensare ai debiti con i quali escono dall'Università gli studenti statunitensi, però c'è da imparare. Magari ci sveglieremo e ricominceremo ad attrarre studenti e ricercatori. Per il momento, Mr Coughlin ti sei messo in un bel guaio!   Il blog del suddetto: www.josephcoughlin.com